Invialo a tutti i tuoi contatti!

Messaggi su whatsapp. Davvero dovete condividere proprio tutto?

"Questo testo ti porterà fortuna, invialo ad almeno 20 amici ed entro sera ti capiterà qualcosa di bello". "TizioCaio è un pericoloso hacker, non visualizzare il suo profilo su FB o ti ruberà l'account, condividi alla tua lista!" "il 5G causa il Covid19!"

Quante volte vi saranno arrivati su Whatsapp dei messaggi inoltrati da amici, a volte detti anche "Catene di Sant'Antonio" (anche se le vere catene di Sant'Antonio hanno altre caratteristiche di cui parleremo in qualche prossimo articolo), che vi invitavano a "inviarlo a tutti i vostri contatti"' o "ad almeno 30 amici"? O con messaggi dai toni complottistici su argomenti seri e importanti, come il 5G, l'attuale pandemia di Coronavirus, e altro? Quante di queste notizie erano vere, e quali erano delle emerite cavolate?

Nella quasi totalità dei casi i messaggi delle catene o di questi "inoltri compulsivi" contengono informazioni completamente false, inventate o riadattate, in special modo quelle storie che puntano a sfruttare il lato emotivo del destinatario. Possono essere appelli di vario tipo, da appelli umanitari ad allarmi per ipotetiche emergenze. La loro diffusione è basata sulla disattenzione di quella percentuale di destinatari che, dando per scontata la veridicità delle informazioni riportate nel messaggio, lo girano immediatamente ai propri conoscenti, senza effettuare verifiche. Le minacce (di sfortuna, malocchio, morte o altro) sono sempre completamente false!

I messaggi inoltrati su Whatsapp si possono riconoscere facilmente: presentano l'indicazione "Inoltrato", che ti aiuta a capire se un messaggio è stato scritto personalmente dall'amico o familiare che te l'ha inviato o se proviene da qualcun altro. Se un messaggio viene inoltrato da un utente all'altro più di 5 volte, il messaggio presenterà una doppia freccia. Controlla l'effettiva veridicità dei fatti quando non sai chi è l'autore del messaggio. Vai su Google e cerca un pezzo di frase del messaggio, magari assieme alla parola "Bufala", e vedi cosa salta fuori. Probabilmente troverai articoli scritti da giornalisti intelligenti che spiegano per filo e per segno che quel messaggio... è una cavolata. Con fonti e spiegazioni concrete alla mano.

Nella foto sotto, un classico esempio di messaggio bufala, falso, che ricorre spesso su Whatsapp. Ovviamente non è vero niente, e non va mandato avanti.

Il fatto che un messaggio sia stato condiviso molte volte non lo rende vero. Non inoltrare un messaggio solo perché il mittente ti ha chiesto di farlo. Se ritieni che una notizia sia falsa, avvisa la persona che ti ha inviato il messaggio e invitala a verificare la veridicità dei contenuti prima di condividerli.

Due risorse importantissime dove verificare l'attendibilità di catene o messaggi inoltrati sono Butac.it e Bufale.net nonché Facta News

Consulta questi siti di frequente, ci troverai tantissime bufale spiegate e pian piano imparerai a riconoscerle anche da solo, e potrai così aiutare amici e conoscenti a uscire dal tunnel del "condividi anche se non è vero perché male non fa".
Le bufale e le fake news (in italiano: notizie false) condivise sono un danno per la società.

Le tecnologia, ed in particolare l'avvento dei social media, secondo il giornalismo ha radicalmente cambiato il modo di acquisire le informazioni. Nell'era digitale, la gente viene continuamente esposta ad un'enorme mole di notizie, e spesso si trova a decidere in fretta se queste siano credibili o meno. La necessità della verifica, in questo panorama, appare di notevole importanza. Il compito di ogni destinatario dell'informazione dovrebbe, per questo, essere quello di migliorare la propria abilità critica per distinguere le fonti affidabili da quelle che possono, più o meno intenzionalmente, diffondere false informazioni, effettuando controlli incrociati tra ciò che si legge e/o si sente, e fonti riconosciute come attendibili.

WhatsApp è stata utilizzata per diffondere false voci nel corso della pandemia da Covid-19, spesso sotto forma di messaggi vocali e di testo anonimi. In un esempio recente, un messaggio vocale ha fatto il giro di tutto il mondo, affermando che i ricercatori dell’Università di Medicina di Vienna avevano trovato un legame tra ibuprofene e sintomi più gravi di Coronavirus. Notizia poi rivelatasi errata.
In una dichiarazione a Euronews, i tecnici di Whatsapp hanno confermato di essere impegnati nell’affrontare i messaggi virali e di aver ridotto il numero di chat a cui i messaggi possono essere inoltrati contemporaneamente.
«Incoraggiamo tutti gli utenti a verificare i fatti online prima di condividere i messaggi che sono stati inoltrati a loro e a interagire direttamente con fonti attendibili e ufficiali per informazioni importanti». A fine marzo WhatsApp ha presentato il suo centro informazioni sul Coronavirus, che mira a “fornire una guida semplice e attuabile” per gli operatori sanitari, i governi e le aziende che si affidano alla piattaforma di comunicazione. Come spiega WhatsApp, presto saranno disponibili risorse per gli utenti per “ridurre la diffusione di voci e connettersi con informazioni sanitarie accurate”.
La mossa è attuata in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unicef e il programma di sviluppo delle Nazioni Unite. WhatsApp ha annunciato che donerà 900mila euro a International Fact-Checking Network (IFCN), organizzazione indipendente del Poynter Institute. La sovvenzione è destinata a sostenere l’alleanza #CoronaVirusFacts, che comprende oltre 100 organizzazioni locali in almeno 45 paesi. «Sappiamo che i nostri utenti stanno utilizzando WhatsApp più che mai in questo momento di crisi, che si tratti di amici e persone care, medici, pazienti o insegnanti e studenti» ha affermato Will Cathcart, capo di WhatsApp» ma vogliamo che il servizio sia una risorsa valida e trasparente in questo periodo».

Abbiate quindi sempre un occhio critico prima di condividere un messaggio dai toni emotivi, allarmistici, fantasiosi, o altro. Chiedetevi sempre, SEMPRE: "ma sarà vero"?
E se avete ancora dei dubbi, piuttosto inviatelo A NOI chiedendoci una mano per fare un controllo sulla veridicità dello stesso.
Siamo a vostra disposizione! 

Elisa D., Aprile 2020

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